Trame d’amore
C’è chi scrive la propria storia
d’amore sulle pagine di un diario o tra le note di una canzone, chi la
tiene stampata nel cuore, e c’è Vincenzina da Auletta che la tesse tra i
medaglioni a punto Irlanda e fa rete filet di una coperta nuziale
datata 1886. Vincenzina C. ha 18 anni e tanti sogni alimentati negli
anni vissuti da collegiale a Napoli nell’Istituto ‘Regina Coeli", dove
ha imparato a disegnare, a ricamare in oro zecchino, a parlare francese,
ad obbedire ma non a far tacere il suo cuore. E il suo cuore, presto,
batte solo per Peppino D.M. i due giovani cominciano a frequentarsi e
stringono un patto d’amore. Vincenzina decide, allora, di scrivere
questa sua storia attraverso il più importante capo del suo corredo: la
coperta all’uncinetto. Il copriletto nella storia del corredo ha un
valore simbolico; a copertura del letto nuziale protegge la coppia dalle
intemperie del destino. A confezionarla, di solito, la "matriarca", la
nonna, la prozia, la zia zitella, perché la manifattura richiede tanto
tempo e pazienza, e poi, le virtù donnesche devono essere lasciata in
eredità da chi ha gia avuto esperienza di vita familiare. Ma Vincenzina
vuole essere lei l’artefice del suo destino. Ed inizia a crochettare con
filo bianco, ben ritorto, medaglioni a punto Irlanda: sono fiori dai
petali a rilievo. A centinaia. Non occorrono riviste; molto ha provato
in collegio, tanto nascerà dalla sua fantasia. Ma gli ostacoli al
fidanzamento sorgono ben presto, quando la famiglia di lui si oppone al
matrimonio non ritenuto all’altezza. La giovane è sì benestante, ma non
aristocratica e la famiglia di Peppino non da’ il consenso, anzi
minaccia di diseredarlo. I due giovani non si lasciano intimidire; lei
continua a crochettare e a fare progetti; lui continua gli studi
universitari da farmacista, e si amano di nascosto. Vincenzina prega e
fa voti. Da Via Principi di Piemonte dove abita va a pregare nella
chiesa di S. Andrea, ai piedi della statua di S. Francesco d’Assisi e al
Santo Poverello chiede che il suo sogno si avveri. Fra le giovani
innamorate si è diffusa fa voce che San Gerardo ben si destreggia negli
affari di cuore e intercede specie per le aulettesi. Gerardo si è
fermato ad Auletta, ha soggiornato in Via Soldoviero, ha miracolato
ragazze a Porta Castello e a Piazza del Sedile e Vincenzina spera. Gli
incontri furtivi sono radi ma bastano a tenerli legati. Le serate,
specie quando Peppino è a Napoli, sono lunghe, tristi, ma mai disperate
perché il lavoro all’uncinetto dietro il quale si nasconde per pensare è
un rifugio che le parla continuatamene di lui. I medaglioni sono finiti
e assemblati, ora occorre ideare la cornice a filet. E intanto passano
due anni. Nel bordo superiore verso la testiera Vincenzina scrive a
filet la data del fidanzamento "Domenica 7 maggio 1886". La sera del dì
di festa, il mese primaverile sono stati galeotti. Qualche trama più giù
elenca le sue doti: "sincerità, amore, fedeltà, costanza" più preziose
dei titoli nobiliari, più rare dei carlini d’oro. E intanto passano
altri due anni. Peppino lavora nella farmacia paterna, lei vive in
famiglia e continua la sua storia. Di sera accanto al camino acceso
quasi tutto l’anno, si chiacchiera, si ricama, le amiche, i parenti. Si
ricorda con orgoglio Ferdinando Ferri d’origine aulettese, fondatore e
comandante del "Battaglione del volontari della morte"; si parla con
raccapriccio della terribile carestia del 1763. Ma il leit motiv è il
passaggio di Garibaldi, il 5 settembre del 1861 e la sua sosta a casa
Mari. Che fervore in paese, quando tutti gli aulettesi offrirono viveri e
vettovaglie per i 2500 uomini alla taverna di Ciccio sul Ponte di
Auletta. Che festa, che applausi: fuochi su tutta la collina. Gli amici
parlano e ridono, ma Vincenzina è un po’distratta, non riesce a
risolvere un problema nato tra le maglie alte e aumenti. Sulla cascata
di sinistra ha scritto a filet il suo nome per esteso, ma non può fare
lo stesso col nome del fidanzato. Nessuno deve sapere. Allora confonde
le iniziali G.D.M. tra una serie di volute a maglie basse ed archetti.
Solo un occhio indagatore potrebbe decifrarle. Nella cascata verso la
pediera, la parte visibile a tutti, sono necessari segni beneaugurati.
Ecco un’ancora, una freccia, un ferro di cavallo, e infine la scritta
che ha accompagnato tanti corredi ottocenteschi "Buon riposo". Intanto
passano altri tre anni. Dopo sette anni, i due decidono. Si sposano.
Alle spalle di Peppino si chiudono le porte della casa paterna e si
aprono quelle di una nuova vita. Il tempo, poi, avvicinerà le famiglie.
Quella coperta, la coperta di Vincenzina è il gioiello più prezioso che
le discendenti della sposa aulettese conservano. Di lei, della coperta,
si parla ancora in qualche galleria, come si chiamavano una volta i
salotti d’Auletta, perché come Gerardo da Muro Lucano e come Giuseppe
Garibaldi anch’essa è entrata nella leggenda. Intessuta com’è di antiche
virtù.
Navigando quà e là su internet ho
trovato questa storia dal sapore antico il sito è
http://www.aulettaterranostra.it/home/pagine/default.aspx?grp=70&pag=39
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