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mercoledì 8 ottobre 2014

Trame d’amore
C’è chi scrive la propria storia d’amore sulle pagine di un diario o tra le note di una canzone, chi la tiene stampata nel cuore, e c’è Vincenzina da Auletta che la tesse tra i medaglioni a punto Irlanda e fa rete filet di una coperta nuziale datata 1886. Vincenzina C. ha 18 anni e tanti sogni alimentati negli anni vissuti da collegiale a Napoli nell’Istituto ‘Regina Coeli", dove ha imparato a disegnare, a ricamare in oro zecchino, a parlare francese, ad obbedire ma non a far tacere il suo cuore. E il suo cuore, presto, batte solo per Peppino D.M. i due giovani cominciano a frequentarsi e stringono un patto d’amore. Vincenzina decide, allora, di scrivere questa sua storia attraverso il più importante capo del suo corredo: la coperta all’uncinetto. Il copriletto nella storia del corredo ha un valore simbolico; a copertura del letto nuziale protegge la coppia dalle intemperie del destino. A confezionarla, di solito, la "matriarca", la nonna, la prozia, la zia zitella, perché la manifattura richiede tanto tempo e pazienza, e poi, le virtù donnesche devono essere lasciata in eredità da chi ha gia avuto esperienza di vita familiare. Ma Vincenzina vuole essere lei l’artefice del suo destino. Ed inizia a crochettare con filo bianco, ben ritorto, medaglioni a punto Irlanda: sono fiori dai petali a rilievo. A centinaia. Non occorrono riviste; molto ha provato in collegio, tanto nascerà dalla sua fantasia. Ma gli ostacoli al fidanzamento sorgono ben presto, quando la famiglia di lui si oppone al matrimonio non ritenuto all’altezza. La giovane è sì benestante, ma non aristocratica e la famiglia di Peppino non da’ il consenso, anzi minaccia di diseredarlo. I due giovani non si lasciano intimidire; lei continua a crochettare e a fare progetti; lui continua gli studi universitari da farmacista, e si amano di nascosto. Vincenzina prega e fa voti. Da Via Principi di Piemonte dove abita va a pregare nella chiesa di S. Andrea, ai piedi della statua di S. Francesco d’Assisi e al Santo Poverello chiede che il suo sogno si avveri. Fra le giovani innamorate si è diffusa fa voce che San Gerardo ben si destreggia negli affari di cuore e intercede specie per le aulettesi. Gerardo si è fermato ad Auletta, ha soggiornato in Via Soldoviero, ha miracolato ragazze a Porta Castello e a Piazza del Sedile e Vincenzina spera. Gli incontri furtivi sono radi ma bastano a tenerli legati. Le serate, specie quando Peppino è a Napoli, sono lunghe, tristi, ma mai disperate perché il lavoro all’uncinetto dietro il quale si nasconde per pensare è un rifugio che le parla continuatamene di lui. I medaglioni sono finiti e assemblati, ora occorre ideare la cornice a filet. E intanto passano due anni. Nel bordo superiore verso la testiera Vincenzina scrive a filet la data del fidanzamento "Domenica 7 maggio 1886". La sera del dì di festa, il mese primaverile sono stati galeotti. Qualche trama più giù elenca le sue doti: "sincerità, amore, fedeltà, costanza" più preziose dei titoli nobiliari, più rare dei carlini d’oro. E intanto passano altri due anni. Peppino lavora nella farmacia paterna, lei vive in famiglia e continua la sua storia. Di sera accanto al camino acceso quasi tutto l’anno, si chiacchiera, si ricama, le amiche, i parenti. Si ricorda con orgoglio Ferdinando Ferri d’origine aulettese, fondatore e comandante del "Battaglione del volontari della morte"; si parla con raccapriccio della terribile carestia del 1763. Ma il leit motiv è il passaggio di Garibaldi, il 5 settembre del 1861 e la sua sosta a casa Mari. Che fervore in paese, quando tutti gli aulettesi offrirono viveri e vettovaglie per i 2500 uomini alla taverna di Ciccio sul Ponte di Auletta. Che festa, che applausi: fuochi su tutta la collina. Gli amici parlano e ridono, ma Vincenzina è un po’distratta, non riesce a risolvere un problema nato tra le maglie alte e aumenti. Sulla cascata di sinistra ha scritto a filet il suo nome per esteso, ma non può fare lo stesso col nome del fidanzato. Nessuno deve sapere. Allora confonde le iniziali G.D.M. tra una serie di volute a maglie basse ed archetti. Solo un occhio indagatore potrebbe decifrarle. Nella cascata verso la pediera, la parte visibile a tutti, sono necessari segni beneaugurati. Ecco un’ancora, una freccia, un ferro di cavallo, e infine la scritta che ha accompagnato tanti corredi ottocenteschi "Buon riposo". Intanto passano altri tre anni. Dopo sette anni, i due decidono. Si sposano. Alle spalle di Peppino si chiudono le porte della casa paterna e si aprono quelle di una nuova vita. Il tempo, poi, avvicinerà le famiglie. Quella coperta, la coperta di Vincenzina è il gioiello più prezioso che le discendenti della sposa aulettese conservano. Di lei, della coperta, si parla ancora in qualche galleria, come si chiamavano una volta i salotti d’Auletta, perché come Gerardo da Muro Lucano e come Giuseppe Garibaldi anch’essa è entrata nella leggenda. Intessuta com’è di antiche virtù.


Navigando quà e là su internet ho trovato questa storia dal sapore antico il sito è http://www.aulettaterranostra.it/home/pagine/default.aspx?grp=70&pag=39

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