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martedì 14 ottobre 2014
domenica 12 ottobre 2014
scarpine baby
Terminate le scarpette ad uncinetto! Non ho seguito schemi, non so perchè mi lascio travolgere dalla fantasia!
Anche stavolta ho utilizzato un nastrino rigorosamente azzurro e lana baby bianca!
Anche stavolta ho utilizzato un nastrino rigorosamente azzurro e lana baby bianca!
mercoledì 8 ottobre 2014
leggenda
Narra
una leggenda tedesca che in un lontano paese della Germania vi era un
tempo una donna molto abile nel creare delicati lavori.
Un giorno in cui la neve cadeva senza tregua, un piccolo fiocco si posò sul davanzale della sua finestra. La donna l’osservò a lungo poi, ammaliata dalla sua perfezione, prese del filo e un grosso ago ricurvo e tentò d’imitarne la forma; nacque così il primo lavoro all’uncinetto, una trina preziosa che aveva saputo rubare un segreto alla natura.
Un giorno in cui la neve cadeva senza tregua, un piccolo fiocco si posò sul davanzale della sua finestra. La donna l’osservò a lungo poi, ammaliata dalla sua perfezione, prese del filo e un grosso ago ricurvo e tentò d’imitarne la forma; nacque così il primo lavoro all’uncinetto, una trina preziosa che aveva saputo rubare un segreto alla natura.
Trame d’amore
C’è chi scrive la propria storia d’amore sulle pagine di un diario o tra le note di una canzone, chi la tiene stampata nel cuore, e c’è Vincenzina da Auletta che la tesse tra i medaglioni a punto Irlanda e fa rete filet di una coperta nuziale datata 1886. Vincenzina C. ha 18 anni e tanti sogni alimentati negli anni vissuti da collegiale a Napoli nell’Istituto ‘Regina Coeli", dove ha imparato a disegnare, a ricamare in oro zecchino, a parlare francese, ad obbedire ma non a far tacere il suo cuore. E il suo cuore, presto, batte solo per Peppino D.M. i due giovani cominciano a frequentarsi e stringono un patto d’amore. Vincenzina decide, allora, di scrivere questa sua storia attraverso il più importante capo del suo corredo: la coperta all’uncinetto. Il copriletto nella storia del corredo ha un valore simbolico; a copertura del letto nuziale protegge la coppia dalle intemperie del destino. A confezionarla, di solito, la "matriarca", la nonna, la prozia, la zia zitella, perché la manifattura richiede tanto tempo e pazienza, e poi, le virtù donnesche devono essere lasciata in eredità da chi ha gia avuto esperienza di vita familiare. Ma Vincenzina vuole essere lei l’artefice del suo destino. Ed inizia a crochettare con filo bianco, ben ritorto, medaglioni a punto Irlanda: sono fiori dai petali a rilievo. A centinaia. Non occorrono riviste; molto ha provato in collegio, tanto nascerà dalla sua fantasia. Ma gli ostacoli al fidanzamento sorgono ben presto, quando la famiglia di lui si oppone al matrimonio non ritenuto all’altezza. La giovane è sì benestante, ma non aristocratica e la famiglia di Peppino non da’ il consenso, anzi minaccia di diseredarlo. I due giovani non si lasciano intimidire; lei continua a crochettare e a fare progetti; lui continua gli studi universitari da farmacista, e si amano di nascosto. Vincenzina prega e fa voti. Da Via Principi di Piemonte dove abita va a pregare nella chiesa di S. Andrea, ai piedi della statua di S. Francesco d’Assisi e al Santo Poverello chiede che il suo sogno si avveri. Fra le giovani innamorate si è diffusa fa voce che San Gerardo ben si destreggia negli affari di cuore e intercede specie per le aulettesi. Gerardo si è fermato ad Auletta, ha soggiornato in Via Soldoviero, ha miracolato ragazze a Porta Castello e a Piazza del Sedile e Vincenzina spera. Gli incontri furtivi sono radi ma bastano a tenerli legati. Le serate, specie quando Peppino è a Napoli, sono lunghe, tristi, ma mai disperate perché il lavoro all’uncinetto dietro il quale si nasconde per pensare è un rifugio che le parla continuatamene di lui. I medaglioni sono finiti e assemblati, ora occorre ideare la cornice a filet. E intanto passano due anni. Nel bordo superiore verso la testiera Vincenzina scrive a filet la data del fidanzamento "Domenica 7 maggio 1886". La sera del dì di festa, il mese primaverile sono stati galeotti. Qualche trama più giù elenca le sue doti: "sincerità, amore, fedeltà, costanza" più preziose dei titoli nobiliari, più rare dei carlini d’oro. E intanto passano altri due anni. Peppino lavora nella farmacia paterna, lei vive in famiglia e continua la sua storia. Di sera accanto al camino acceso quasi tutto l’anno, si chiacchiera, si ricama, le amiche, i parenti. Si ricorda con orgoglio Ferdinando Ferri d’origine aulettese, fondatore e comandante del "Battaglione del volontari della morte"; si parla con raccapriccio della terribile carestia del 1763. Ma il leit motiv è il passaggio di Garibaldi, il 5 settembre del 1861 e la sua sosta a casa Mari. Che fervore in paese, quando tutti gli aulettesi offrirono viveri e vettovaglie per i 2500 uomini alla taverna di Ciccio sul Ponte di Auletta. Che festa, che applausi: fuochi su tutta la collina. Gli amici parlano e ridono, ma Vincenzina è un po’distratta, non riesce a risolvere un problema nato tra le maglie alte e aumenti. Sulla cascata di sinistra ha scritto a filet il suo nome per esteso, ma non può fare lo stesso col nome del fidanzato. Nessuno deve sapere. Allora confonde le iniziali G.D.M. tra una serie di volute a maglie basse ed archetti. Solo un occhio indagatore potrebbe decifrarle. Nella cascata verso la pediera, la parte visibile a tutti, sono necessari segni beneaugurati. Ecco un’ancora, una freccia, un ferro di cavallo, e infine la scritta che ha accompagnato tanti corredi ottocenteschi "Buon riposo". Intanto passano altri tre anni. Dopo sette anni, i due decidono. Si sposano. Alle spalle di Peppino si chiudono le porte della casa paterna e si aprono quelle di una nuova vita. Il tempo, poi, avvicinerà le famiglie. Quella coperta, la coperta di Vincenzina è il gioiello più prezioso che le discendenti della sposa aulettese conservano. Di lei, della coperta, si parla ancora in qualche galleria, come si chiamavano una volta i salotti d’Auletta, perché come Gerardo da Muro Lucano e come Giuseppe Garibaldi anch’essa è entrata nella leggenda. Intessuta com’è di antiche virtù.
Navigando quà e là su internet ho trovato questa storia dal sapore antico il sito è http://www.aulettaterranostra.it/home/pagine/default.aspx?grp=70&pag=39
C’è chi scrive la propria storia d’amore sulle pagine di un diario o tra le note di una canzone, chi la tiene stampata nel cuore, e c’è Vincenzina da Auletta che la tesse tra i medaglioni a punto Irlanda e fa rete filet di una coperta nuziale datata 1886. Vincenzina C. ha 18 anni e tanti sogni alimentati negli anni vissuti da collegiale a Napoli nell’Istituto ‘Regina Coeli", dove ha imparato a disegnare, a ricamare in oro zecchino, a parlare francese, ad obbedire ma non a far tacere il suo cuore. E il suo cuore, presto, batte solo per Peppino D.M. i due giovani cominciano a frequentarsi e stringono un patto d’amore. Vincenzina decide, allora, di scrivere questa sua storia attraverso il più importante capo del suo corredo: la coperta all’uncinetto. Il copriletto nella storia del corredo ha un valore simbolico; a copertura del letto nuziale protegge la coppia dalle intemperie del destino. A confezionarla, di solito, la "matriarca", la nonna, la prozia, la zia zitella, perché la manifattura richiede tanto tempo e pazienza, e poi, le virtù donnesche devono essere lasciata in eredità da chi ha gia avuto esperienza di vita familiare. Ma Vincenzina vuole essere lei l’artefice del suo destino. Ed inizia a crochettare con filo bianco, ben ritorto, medaglioni a punto Irlanda: sono fiori dai petali a rilievo. A centinaia. Non occorrono riviste; molto ha provato in collegio, tanto nascerà dalla sua fantasia. Ma gli ostacoli al fidanzamento sorgono ben presto, quando la famiglia di lui si oppone al matrimonio non ritenuto all’altezza. La giovane è sì benestante, ma non aristocratica e la famiglia di Peppino non da’ il consenso, anzi minaccia di diseredarlo. I due giovani non si lasciano intimidire; lei continua a crochettare e a fare progetti; lui continua gli studi universitari da farmacista, e si amano di nascosto. Vincenzina prega e fa voti. Da Via Principi di Piemonte dove abita va a pregare nella chiesa di S. Andrea, ai piedi della statua di S. Francesco d’Assisi e al Santo Poverello chiede che il suo sogno si avveri. Fra le giovani innamorate si è diffusa fa voce che San Gerardo ben si destreggia negli affari di cuore e intercede specie per le aulettesi. Gerardo si è fermato ad Auletta, ha soggiornato in Via Soldoviero, ha miracolato ragazze a Porta Castello e a Piazza del Sedile e Vincenzina spera. Gli incontri furtivi sono radi ma bastano a tenerli legati. Le serate, specie quando Peppino è a Napoli, sono lunghe, tristi, ma mai disperate perché il lavoro all’uncinetto dietro il quale si nasconde per pensare è un rifugio che le parla continuatamene di lui. I medaglioni sono finiti e assemblati, ora occorre ideare la cornice a filet. E intanto passano due anni. Nel bordo superiore verso la testiera Vincenzina scrive a filet la data del fidanzamento "Domenica 7 maggio 1886". La sera del dì di festa, il mese primaverile sono stati galeotti. Qualche trama più giù elenca le sue doti: "sincerità, amore, fedeltà, costanza" più preziose dei titoli nobiliari, più rare dei carlini d’oro. E intanto passano altri due anni. Peppino lavora nella farmacia paterna, lei vive in famiglia e continua la sua storia. Di sera accanto al camino acceso quasi tutto l’anno, si chiacchiera, si ricama, le amiche, i parenti. Si ricorda con orgoglio Ferdinando Ferri d’origine aulettese, fondatore e comandante del "Battaglione del volontari della morte"; si parla con raccapriccio della terribile carestia del 1763. Ma il leit motiv è il passaggio di Garibaldi, il 5 settembre del 1861 e la sua sosta a casa Mari. Che fervore in paese, quando tutti gli aulettesi offrirono viveri e vettovaglie per i 2500 uomini alla taverna di Ciccio sul Ponte di Auletta. Che festa, che applausi: fuochi su tutta la collina. Gli amici parlano e ridono, ma Vincenzina è un po’distratta, non riesce a risolvere un problema nato tra le maglie alte e aumenti. Sulla cascata di sinistra ha scritto a filet il suo nome per esteso, ma non può fare lo stesso col nome del fidanzato. Nessuno deve sapere. Allora confonde le iniziali G.D.M. tra una serie di volute a maglie basse ed archetti. Solo un occhio indagatore potrebbe decifrarle. Nella cascata verso la pediera, la parte visibile a tutti, sono necessari segni beneaugurati. Ecco un’ancora, una freccia, un ferro di cavallo, e infine la scritta che ha accompagnato tanti corredi ottocenteschi "Buon riposo". Intanto passano altri tre anni. Dopo sette anni, i due decidono. Si sposano. Alle spalle di Peppino si chiudono le porte della casa paterna e si aprono quelle di una nuova vita. Il tempo, poi, avvicinerà le famiglie. Quella coperta, la coperta di Vincenzina è il gioiello più prezioso che le discendenti della sposa aulettese conservano. Di lei, della coperta, si parla ancora in qualche galleria, come si chiamavano una volta i salotti d’Auletta, perché come Gerardo da Muro Lucano e come Giuseppe Garibaldi anch’essa è entrata nella leggenda. Intessuta com’è di antiche virtù.
Navigando quà e là su internet ho trovato questa storia dal sapore antico il sito è http://www.aulettaterranostra.it/home/pagine/default.aspx?grp=70&pag=39
L’uncinetto
è una delle più antiche tecniche di lavorazione del filato, un’arte
intramontabile ed è da sempre considerato uno dei lavori più versatili e
soddisfacenti.
E’ molto
difficile risalire alla sua origine poiché gli esemplari antichi giunti
sino a noi sono pochissimi. Dato certo è che la tecnica dell’uncinetto
era diffusa in tutto il mondo, esemplari sono stati trovati in tutti i
paesi in Europa ma anche in Africa, America e persino in Cina.
Questo secondo tipo di lavorazione veniva usato dai Cinesi per fabbricare bambole tridimensionali, dagli Africani che lo usavano per fabbricare i copricapi dei loro capi tribù, dai Turchi per creare cappelli e in Scozia per fare berretti e pesanti mantelli.
La tecnica di uncinetto più delicata ebbe origine in Italia attorno al XVI secolo, da alcune laboriose suore che iniziarono
ad utilizzare dei filati molto sottili per la creazione di preziosi
pizzi per i paramenti sacri. Solamente nel XIX secolo si iniziò ad usare
i pizzi per adornare la biancheria della casa e per la biancheria
intima.
Nel XIX secolo in Irlanda nacquero due tipi di lavorazioni del pizzo da due importanti signore Gray Porter e Mrs. Hand che fondarono rispettivamente a Carrickmacross e a Clones una specie di industria domestica per aiutare le famiglie più indigenti .Ancora oggi questi pizzi sono conosciuti come pizzo di Clones e pizzo di Carrickmacross.
Famosissime sono le coperte "Old
America", composte da quadrati lavorati all’uncinetto con gli avanzi di
lana nate nei tempi dei pionieri in America quando la lana scarseggiava.
Più tardi in varie zone si sono sviluppati e perfezionati punti e tecniche di lavorazione particolari, come il
pizzo d’Irlanda, un lavoro all’uncinetto che imita preziose trine e che
prende il nome dal paese dove è nato. Questo tipo di lavorazione
consiste in una trina composta da motivi floreali, motivi a cerchi e
motivi a ventagli che prendono rilievo su un fondo retinato con effetto
di rombi, quadratini e foglioline.
Tra
la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 i merletti, rifiniti con preziose
festonature ricche di pippiolini o di motivi vari, ebbero un enorme
sviluppo soprattutto tra le signore della borghesia che crearono
preziosi colletti, guarnizioni e mantelline con i quali ornavano i loro
abiti.
Vi è poi la trina di Orvieto, conosciuta anche con il nome di
Ars Wetana, nata nella città omonima ad opera di un gruppo di
nobildonne. Ricorda molto il pizzo d’Irlanda ma si distingue da esso per la minuziosità dei particolari e per l’assenza di pippiolini. Il fondo di questo tipo di trina imita il tulle.
I
lavori all’uncinetto si possono suddividere in due categorie ben
distinte che prendono il nome dal tipo di uncinetto usato. Il più noto è
il cosiddetto "uncinetto tedesco", che prevede una lavorazione in soli
giri di andata e che a sua volta si suddivide in uncinetto semplice,
uncinetto a forcella, uncinetto friulano, uncinetto o pizzo d’Irlanda.
L’altra categoria prende il nome dall’uncinetto tunisino che ha una
lavorazione che prevede giri di andata e giri di ritorno.
(tratto da http://home.islandcrosstitch.altervista.org/uncin.htm)
domenica 5 ottobre 2014
C’era
una volta un piccolo strumento magico in grado di creare con un
semplice filo di lana o di cotone preziosi pizzi, merletti e trine. Come
d’incanto con un facile alternarsi di catenelle, punti bassi e punti
alti trionfi di colori, centrini, copriletti e accessori più svariati
prendono vita. Piano piano il gomitolo si srotola e questo piccolo,
delizioso strumento guida la mia mano, la fantasia galoppa ed una dopo
l’altra nascono le mie creazioni. Capi pregiati, semplici ed eleganti
realizzati rigorosamente a mano, in ognuno di essi c’è qualcosa di
magico e prezioso tutta la passione per quest’arte che ha il sapore di
un’antica tradizione ma sempre attuale ed intramontabile nei tempi.
uncinetto di gran moda!
Sono
felice di apprendere che l’arte dell’uncinetto non è una passione ormai
tramontata ma che al contrario è tornato di gran moda. Nelle ultime
sfilate un po’ tutti gli stilisti, da Dolce&Gabbana a Missoni, hanno
proposto capi all’uncinetto. Il fenomeno lanciato dal cinema e dagli
stilisti è diventato di massa:
non solo più passione delle nonne, ma tendenza tra le star: Uma
Thurman, Julianne Moore e Sarah Jessica Parker non ne possono più fare a
meno. In America i Knitting Group sono una tendenza ormai radicata: si lavora ai ferri
nei negozi di maglia, nei bar e persino nelle gallerie d’arte. E
finalmente anche in Italia sono arrivati i Knit-cafè dove si può
sferruzzare in compagnia. Una risorsa da non sottovalutare sono i siti
internet, dove si possono trovare preziosi consigli, i più noti si trovano agli indirizzi: www.tamtam.it/it, www.manidifata.it e http://guide.supereva.it/non_solo_punto_croce/page1.shtml, http://www.nonsolouncinetto.net/.
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